Azzorre – Non sono un fotografo di avventura, ma…

Azzorre – Non sono un fotografo di avventura, ma…

Tornano le mie disavventure fotografiche, della serie non sono un fotografo d’avventura ma…. e questa volta vi porto con me alle Azzorre!

Pubblicato il primo articolo di questa serie di racconti, dedicato al Lago della Duchessa, oggi facciamo un salto nel passato e al viaggio alle Azzorre a caccia (fotografica) di balene.

Una storia che inizia un po’ di tempo fa…

La mia storia, passione e amore per i cetacei nasce in realtà qualche anno prima. Risale infatti al 2008 il mio primo incontro in mare con questi splendidi animali, nel nostro mare Mediterraneo, nell’arcipelago delle Eolie. Fu amore a prima vista e da allora, ogni volta che mi è possibile, li vado a trovare nel loro ambiente naturale, il mare appunto! Dal 2012, per un certo periodo ho anche partecipato come volontaria ad un progetto di monitoraggio dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) denominato FLT Mediterranean Monitoring Network- marine species and threats. Una magnifica esperienza sia per le persone che ho conosciuto e con le quali ho collaborato, che per l’esperienza fatta in mare, a bordo delle navi della Grimaldi che ci ospitavano, lungo la tratta Civitavecchia-Barcellona.

Quanti animali avvistati e quante ore trascorse senza vedere nulla. Ma alla fine della giornata si veniva ripagati da un meraviglioso tramonto… E quante sveglie all’alba per essere operativi sul ponte di comando senza perdere nemmeno un “pezzetto” di mare…

Le Azzorre

Ma torniamo a noi. Oggi voglio raccontarvi del viaggio alle Azzorre! Fin dall’inizio del viaggio in Portogallo, le condizioni meteorologiche non si sono dimostrate clementi. Era da poco iniziato il mese di maggio, ci si aspettava giornate più miti, ma all’arrivo in hotel a Lisbona avevo già la valigia zuppa! Purtroppo in quell’occasione non siamo riusciti a visitare la città a causa della pioggia, quindi non ho scattato nemmeno una fotografia, ma ci sono tornata in seguito e ci sarà un articolo dedicato! In quella mezza giornata disponibile, prima del volo per le Azzorre, ci siamo rifugiati all’Oceanario di Lisbona.

Un’enorme vasca circolare ci ha accompagnato per quasi tutta la visita durante la quale siamo passati da ambienti polari a quelli tropicali.

Un pomeriggio interessante, trascorso al riparo da vento e pioggia!

Finalmente arriva il momento della partenza per le Azzorre, in particolare verso l’isola di Pico, al centro dell’arcipelago e, ad eccezione delle isole più settentrionali, la prima ad affacciarsi sull’Oceano Atlantico. Prima di raggiungere l’isola, abbiamo fatto scalo su São Miguel e abbiamo avuto qualche ora per pranzare e visitare il centro storico di Ponta Dalgada.

L’isola di Pico e il suo vulcano


Arrivati finalmente a Pico, l’isola che ci ha ospitato, le condizioni meteorologiche non ci hanno consento subito di affrontare l’oceano. Così abbiamo fatto un giro sull’isola. Pico è per dimensioni la seconda di tutto l’arcipelago e al centro è presente un vulcano, Ponta do Pico (in portoghese), alto 2351 m (è la cima più alta di tutto il Portogallo!).

Guardandola dall’alto, durante l’atterraggio, si può notare come i campi coltivati sono di piccole dimensioni e delimitati da muretti a secco realizzati con la locale pietra vulcanica scura (basalto). Queste strutture costituiscono il Paesaggio della coltivazione della vigna dell’isola di Pico, patrimonio dell’UNESCO dal 2004. Abbiamo capito in seguito il motivo di queste strutture! Il vento incessante e freddo proveniente dall’oceano, non avrebbe consentito la coltivazione della vite. Con questo sistema invece, i muretti scuri oltre a riparare dal vento, scaldandosi fornivano un microclima perfetto per le piantagioni.

Il tour dell’isola

Durante il nostro soggiorno sull’isola e in attesa delle condizioni meteo-marine che ci consentissero di uscire in mare abbiamo girovagato un po’ per l’isola. Non poteva mancare una visita presso il Museu da Indústria Baleeira, dove ci viene raccontata la storia della principale attività economica attiva sull’isola.

Piccola citazione che calza a pennello!

“Non pochi di questi marinai delle baleniere sono delle Azzorre dove le navi di Nantucket si fermano spesso lungo il viaggio d’andata per ingrossare gli equipaggi coi forzuti paesani di quelle coste di pietra. Proprio come le baleniere di Groenlandia che facendo vela da Hull o da Londra gettano l’ancora alle isole Shetland per completare gli ingaggie poi si riscaricano sulla via del ritorno. Perché non si sa ma pare che gli isolani risultano i balenieri migliori. 

Sul Pequod erano quasi tutti isolani e isolati pure secondo me perché non accettavano il continente comune degli uomini e ognuno viveva su un proprio continente separato. Ma adesso che si erano federati su una chiglia sola facevano proprio un bel mazzo questi isolati: una deputazione come quella di Anacarsis Clootz venuta da tutte le isole del mare e da tutti i cantoni della terra per accompagnare il vecchio Achab sul suo Pequod a sottoporre i lamenti del mondo a quel tribunale da cui non si torna mai in molti.”

Moby Dick, Herman Melville 

Abbiamo continuato il nostro giro lungo la costa aspra e scura che contrasta il mare, ci siamo addentrati nelle zone più interne cercando risalire verso la cima della montagna, costantemente nascosta alla nostra vista dalle nubi. Ci siamo fermati sul lago do Capitāo, abbiamo raggiunto sulla costa il Cachorro (cane in portoghese), attraversato piccolissimi centri abitati con le case realizzate con la pietra scura locale, fatto sosta al Cella bar caratteristico bar che sembra una baita, ma che si affaccia direttamente sull’oceano grazie alla sua grande finestra circolare.

Una delle esperienze che ricordo maggiormente, è la visita a quello che un tempo era il capanno di avvistamento cetacei (per la loro cattura e pesca) e che oggi assolve alla stessa funzione, ma con uno scopo diverso: la conservazione delle specie. Adesso i cetacei che frequentano le acque delle Azzorre non sono più cacciati, ma protetti e risorsa per un tipo di economia meno invasiva.

L’uscita in mare!

Arriva finalmente il giorno della prima uscita sull’oceano con il nostro gommone attrezzato per gli avvistamenti. Amo il mare e diverse sono state le esperienze nel Mediterraneo, ma la sensazione che si prova sull’oceano è davvero particolare! Il mare non era il massimo per gli avvistamenti e la navigazione poco confortevole a causa di vento, onde e a tratti leggera pioggia. Il nostro coraggio è stato però ripagato con l’avvistamento di alcune balenottere comuni (Balaenoptera physalus), non troppo distanti dalla riva. Accostarsi, a bordo di un gommone, a questi animali, tra i più grandi del pianeta (secondi per dimensione solo alle balenottere azzurre) è sempre emozionante. Ricordo che, come avviene ad ogni avvistamento, sono stati attimi piuttosto concitati, ma nonostante questo sono riuscita a fare qualche scatto senza cadere in acqua….e già è una cosa!!

Con un oceano particolarmente alterato e con il gommone che continuava a ricevere secchiate d’acqua, la mia reflex ha avuto un “piccolo” problemino ed è annegata…l’ultima cosa che ha “visto”,  però, è l’immagine qui sotto!

Felici e gasati da questa giornata siamo rientrati nel nostro alloggio in attesa della successiva avventura.

Alla ricerca delle megattere..

Personalmente desideravo tanto vedere la megattera. Ho avuto la fortuna di osservare nel Mediterraneo diverse specie di cetacei: dalla balenottera comune al capodoglio (Physeter macrocephalus), dai grampi (Grampus griseus) alle diverse specie di delfini, stenelle (Stenella coeruleoalba), delfini comuni (Delphinus delphis) e tursiopi (Tursiops truncatus), ma la megattera mai se non nei numerosi documentari guardati negli anni.
Nei giorni seguenti siamo riusciti ad andare in mare con condizioni marine migliori con delfini e un bel gruppo di capodogli  che ci hanno tenuto compagnia ad una distanza ravvicinata. Ma la megattera non si è fatta vedere… Ogni singolo incontro con questi animali è per me indimenticabile e quelli alle Azzorre non hanno fatto eccezione!

The end

Termina qui anche questo racconto di …non sono un fotografo d’avventura ma... sperando di essere riuscita a trasmettere le emozioni di questo viaggio. Ho già in preparazione per voi il prossimo racconto fotografico e da alcuni mesi sto lavorando ad un progetto fotografico. Tra non molto vi darò qualche dettaglio in più.

Intanto, se questo articolo vi è piaciuto, lasciate pure il vostro commento qui sotto e condividetelo sui social!

A presto!

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One Comment

  1. Un racconto molto suggestivo, e di riflessione per l’attuale situazione che noi tutti stiamo affrontando! Ben fatto attendiamo il seguito 🙂 con immagini che possono sempre tenere viva la nostra immaginazione!

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