Sul Cammino di San Benedetto – parte I –

Sul Cammino di San Benedetto – parte I –

Bentrovati con un nuovo articolo con cui vi racconterò di tre luoghi e tappe principali del cammino di San Benedetto. Con questo articolo iniziamo con il primo luogo chiave!

Probabilmente molti di voi hanno sentito parlare del cammino di San Benedetto, un percorso lungo 300 km che attraversa il cuore d’Italia. San Benedetto è stato un monaco cristiano vissuto a cavallo tra il V e il VI sec (480-547), fratello di Santa Scolastica e fondatore dell’Ordine di San Benedetto.

Dopo la sua infanzia vissuta nella bella città umbra di Norcia, a 12 anni,  insieme alla sorella, fu mandato a Roma per compiere studi letterari.

La vita dissoluta di Roma lo portò ad abbandonare la casa e i beni paterni, ritirandosi prima nella valle dell’Aniene (Affile) e successivamente nei pressi di Subiaco. Qui, vestiti gli abiti monastici, visse da eremita per tre anni all’interno di una grotta. Dopo questa esperienza eremitica, iniziò ad essere una guida spirituale per gli altri monaci. A Subiaco visse per trent’anni e creò una comunità di tredici monasteri. Questi erano organizzati con un proprio abate, padre spirituale, e dodici monaci.

Dopo un tentativo di avvelenamento, San Benedetto lasciò Subiaco e si spostò a Cassino dove fondò il famoso monastero di Montecassino. Qui trascorse gli ultimi anni della sua vita e scrisse la sua Regola.

La Regola benedettina

La Regola dell’Ordine di San Benedetto, conosciuta più semplicemente come Regola benedettina, fu scritta dal monaco durante la sua permanenza a Montecassino. Nella sua Regola, ispirato dall’esperienza personale, proponeva una vita in comunità in cui il tempo era scandito e alternato tra la preghiera, il lavoro e lo studio. Erano tre i pilastri della regola: per aiutare i monaci a non cadere in tentazione, il loro tempo doveva essere impegnato nella preghiera insieme alla comunità di cui facevano parte, nella preghiera personale in solitudine nella propria cella e nel lavoro. In questo modo, con il celebre ora et labora, l’essere umano evitava di allontanarsi da Dio e di lasciarsi andare all’accidia.

La sua Regola non imponeva privazioni o mortificazioni come poteva avvenire nella scelta di una vita da eremita, ma era alla portata anche delle persone comuni.

Uno dei lavori a cui i monaci si dedicarono e che ebbe un’enorme importanza nella diffusione di opere religiose, letterarie e scientifiche, fu quella della copiatura di testi antichi. Uno scorcio della vita monastica nell’ordine dei benedettini, ci è offerto da Umberto Eco nel suo celebre romanzo Il nome della Rosa, di cui esistono anche trasposizioni cinematografiche in film e serie TV. In particolare, è possibile scoprire i ritmi di vita benedettini e anche il loro lavoro all’interno della biblioteca. Uno dei libri che mi è rimasto nel cuore e che consiglio assolutamente, anche se il linguaggio con cui è scritto può risultare un po’ ostico, almeno finché non ci si abitua!

San Benedetto ai giorni nostri

In un certo senso, visto il particolare periodo storico che stiamo vivendo, che ci costringe in casa e limita i nostri spostamenti, gli insegnamenti di San Benedetto possono tornarci utili. Chiaramente traslando il concetto alla società moderna, ma un ora et labora che scandisca le nostre giornate, potrebbe aiutarci a non lasciarci andare.
La preghiera ognuno la intende come preferisce, in base anche al proprio credo. Può essere preghiera in senso religioso o meditazione per chi si professa ateo, ad esempio. Il lavoro lo possiamo intendere in senso stretto o, per chi è fermo a casa, come studio, lettura e approfondimento di una passione che magari non c’era mai il tempo di affrontare.

Prima tappa del cammino di San Benedetto: Norcia e i monti Sibillini

La prima tappa del cammino di San Benedetto parte da Norcia, città dove il monaco è nato. In provincia di Perugia, il suo territorio si trova al confine tra Umbria, Marche e Lazio e fa parte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Il paesaggio di Norcia varia tra quello della Valnerina, la valle scavata dal fiume Nera e i monti Sibillini, montagne di origine carsica che superano anche i 2000 m s.l.m.

La piana di Castelluccio

Tra i luoghi probabilmente più conosciuti dei Sibillini c’è il monte Vettore e la piana di Castelluccio di Norcia. Questa, tra giugno e luglio, si trasforma in una meravigliosa tavolozza di colori grazie ai numerosissimi fiori spontanei che crescono tra i piccoli fiori bianchi della lenticchia. La lenticchia di Castelluccio è un prodotto IGP (Indicazione Geografica Protetta) ed è caratterizzate da dimensioni piuttosto piccole dei semi di questo territorio.

La piana di Castelluccio è un altopiano posto a circa 1350 m s.l. ed ai piedi dell’imponente massiccio del Vettore. Con la cima del Redentore sul confine tra Marche ed Umbria, con i suoi 2448 m è la montagna più alta dell’Umbria. Su questa piana, nelle chiare sere d’estate e senza il disturbo luminoso dei grandi centri urbani, è possibile ammirare la via lattea ad occhio nudo. Uno spettacolo assoluto della natura per il quale è impossibile non restare a bocca aperta!

Norcia

Norcia è conosciutissima per tanti motivi: per la bellezza paesaggistica, per il suo valore storico e religioso e per i prodotti enogastronomici tipici. Purtroppo è nota anche per essere stato uno dei comuni colpiti dal terremoto del 2016. Il sisma qui ha provocato due vittime e ingenti danni alle abitazioni e al patrimonio storico e architettonico della città. Ad essere danneggiata gravemente vi è anche la basilica di San Benedetto, costruita, secondo la tradizione, nel luogo dove il monaco nacque. Affaccia sull’omonima piazza dove è presente anche il palazzo comunale (XIII secolo) e, al centro, la statua di San Benedetto.

La chiesa, così com’era arrivata ai giorni nostri, risale al XIII secolo. La pianta era a croce latina e sotto si celava una cripta e i resti archeologici di una domus romana. La facciata aveva la forma di una capanna e lateralmente c’era un portico. La chiesa ha subito diverse modifiche, ricostruzioni e restauri nel corso dei secoli. Dopo il sisma rimase in piedi solo la facciata, l’abside e parte delle navate… un colpo al cuore. Anche il palazzo comunale così come numerosi edifici ed abitazioni furono gravemente danneggiati.

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One Comment

  1. Un racconto molto suggestivo, e di riflessione per l’attuale situazione che noi tutti stiamo affrontando! Ben fatto attendiamo il seguito 🙂 con immagini che possono sempre tenere viva la nostra immaginazione!

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